La vendita di beni a distanza a consumatori finali in Spagna. In questo articolo ti spieghiamo come realizzare la vendita online a distanza a clienti in Spagna. Fino al 1 luglio 2021 esisteva una soglia di 35.000 euro. Inoltre, non era chiaro se la ditta doveva fare la semplice identificazione fiscale o se doveva avere una stabile organizzazione in Spagna. La legge IVA spagnola prevedeva una specifica regolamentazione per la fattispecie della vendita di beni a distanza ai consumatori finali. In concreto, la normativa spagnola nel suo art. 68 Tres prevedeva espressamente che l’operazione si considerasse effettuata nel Paese di partenza, con applicazione quindi dell’IVA vigente nel Paese, fino all’ammontare dei corrispettivi beni venduti nel corso dell’anno solare.
Cosa succedeva se si superano i 35.0000 euro l’anno?
Oltre tale soglia l’operazione si considerava effettuata nel Paese di arrivo e occorreva applicare l’IVA del Paese di destinazione a condizione che la vendita a distanza avesse le seguenti caratteristiche:
- Il trasporto inizia in un altro Stato Membro de la UE e la destinazione dei beni sia la Spagna;
- Il trasporto sia realizzato dal venditore (o per suo conto);
- Il destinatario dei beni sia un consumatore (o in ogni caso non sia un soggetto passivo dell’imposta);
- La vendita non abbia ad oggetto mezzi di trasporto, beni destinati all’installazione o al montaggio, beni usati, oggetti d’arte o altri oggetti similari;
- L’importo totale delle vendite (solo la base imponibile, senza tener conto dell’IVA) abbia superato i 35.000 euro nell’anno solare precedente o in ogni caso, quando durante l’anno in corso si superi detto limite (a partire dalle vendite successive al raggiungimento del limite).
Esisteva inoltre la possibilità per l’impresa che lo desiderava, di optare per la tassazione in Spagna anche prima del raggiungimento del limite dei 35.000, seguendo a tal fine il procedimento espressamente previsto nel Paese in cui inizia il trasporto.
Come posso identificarmi con un codice fiscale in Spagna?
Sussistendo tutti i requisiti indicati dalla lettera a) alla d), nel momento in cui le vendite di beni a distanza a consumatori finali in Spagna superavano i 35.000 euro di base imponibile, la società italiana doveva aprire una posizione fiscale Iva in Spagna (con identificazione diretta) e tramite tale posizione, sulle cessioni doveva addebitare l’IVA spagnola. Nel dettaglio, la società italiana doveva quindi:
- Identificarsi in Spagna richiedendo l’attribuzione di una partita IVA spagnola specifica per attività realizzate da impresa straniera senza stabile organizzazione (codice costituito dalla lettera N-seguita da un numero di 8 cifre);
- Emettere tutte le fatture di vendita con detta P.IVA spagnola N;
- Presentare in Spagna le dichiarazioni IVA trimestrali (modelli 303) ed il riassunto annuale (modello 390);
- Aprire un conto corrente in Spagna, con la finalità di potervi domiciliare il pagamento dell’IVA.
CONCLUSIONE:
Se le vendita di beni a distanza a consumatori finali superavano il limite di 35.000 euro (BASE IMPONIBILE) nell’anno solare precedente o durante l’anno in corso, la società italiana diventava un soggetto passivo agli effetti IVA per le vendite realizzate in Spagna, senza essere considerata stabile organizzazione agli effetti dell’imposta societaria. La impresa doveva quindi aprire una posizione IVA in Spagna per versare l’IVA spagnola sulle vendite a distanza a consumatori finali. La società italiana emetteva fatture di vendita specificando il numero di identificazione fiscale spagnolo che comincia con la lettera “N-non residente”.
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